Nel gruppo residenziale per minori con disturbi cognitivi, i bambini hanno la possibilità di esprimere e discutere i loro desideri per il programma del fine settimana. Tuttavia, a causa del disaccordo e delle risorse limitate, la decisione finale spetta agli assistenti. Il livello di partecipazione scelto è adeguato? E come si può garantire che tutti i bambini, a prescindere dalle proprie capacità di comunicazione, partecipino allo stesso modo?
Una bambina di cinque anni con gravi disabilità fisiche sarà alimentata in futuro con un sondino naso-gastrico – una decisione presa congiuntamente da medici, genitori e assistenti. Ma la bambina ama mangiare ed è furente e triste per questa decisione. Quali sono le possibilità di partecipazione alle misure mediche per tutelare un bambino?
In una scuola a orario continuato rurale, un bambino che frequenta la 3a risente della situazione assistenziale nel nuovo istituto, dove viene escluso dal fratello maggiore e dove gli mancano i suoi amici. I genitori rifiutano un cambio di istituto adducendo difficoltà logistiche. Come si può tenere maggiormente conto del benessere del bambino senza trascurare gli interessi dei genitori?
Un’adolescente di 16 anni scopre la sua passione per il golf durante il programma di vacanze, ma il foyer inizialmente ne rifiuta la frequenza per motivi finanziari e logistici. Con un piano creativo, la giovane mostra come può superare gli ostacoli da sola. Ma è giusto concederle un’eccezione mentre altri giovani devono rinunciare a tali opportunità? E come si possono strutturare le attività ricreative nelle strutture stazionarie in modo che siano conformi ai diritti dei bambini?
Un bambino di 8 anni nella scuola a orario continuato è assorto dalle costruzioni con i Lego e riesce con difficoltà a interrompere i suoi progetti alla sera. La madre e gli assistenti sono sempre più frustrati perché il bambino non vuole tornare a casa all’orario prestabilito ed è preoccupato che qualcuno possa distruggere le sue costruzioni. Come si può soddisfare il suo bisogno di gioco creativo senza interrompere la routine scolastica della scuola a orario continuato?
Un adolescente di 17 anni dovrebbe trasferirsi in un foyer aperto dopo un periodo di permanenza in clinica ma il team socio-assistenziale ha delle riserve. In passato ha attirato l’attenzione per il suo comportamento dominante e aggressivo. Si teme che le persone introverse che vivono nel foyer possano trovarsi in una situazione di rischio. Tuttavia, negli ultimi mesi il giovane non ha manifestato alcun comportamento atipico. È giustificato rifiutare comunque la sua ammissione? Come si possono conciliare gli interessi di protezione del gruppo e le opportunità individuali?
Un bambino di sei anni che vive in un istituto per minori non vuole più andare dalla mamma: da quando è nata la sorellastra, si sente trascurato ed è infastidito dal nuovo compagno della mamma. Ma il diritto di visita sussiste ancora. Quale sarebbe la scelta nell’interesse del bambino in questo caso? E come mettere al centro le esigenze del bambino senza tagliare prematuramente i legami familiari?
In un foyer, i libri dei ricordi personalizzati accompagnano i bambini nella loro vita quotidiana con foto, esperienze e messaggi di professionisti, genitori e amici. I bambini amano sfogliarli e condividere le loro storie. Ma come si può garantire che questi libri riflettano autenticamente l’identità dei bambini? E in quale misura sono compatibili con le norme sulla protezione dei dati?
Una bambina di dieci anni affetta da autismo acquista regolarmente dolciumi con la propria paghetta e ama mangiarli a colazione nel foyer. Ma, preoccupandosi della sua salute, l’assistente confisca i dolciumi e glieli concede solo in modo controllato. La bambina si sente trattata con paternalismo e, per protesta, si rifiuta di mangiare in occasione dei pasti comuni. Ma chi decide effettivamente che cosa può mangiare un bambino?
Un bambino di nove anni affetto da autismo si sente sopraffatto a cena nel foyer e preferisce ritirarsi nella sua stanza. Tuttavia, i suoi genitori vorrebbero che imparasse a mangiare in gruppo per promuovere la sua integrazione sociale. Si cerca un compromesso con un limite di tempo fisso a tavola – ma quale grado di adattamento ci si può e ci si deve aspettare?
In una scuola a orario continuato rurale, il periodo dell’Avvento viene celebrato con le tradizionali attività natalizie. Tre allieve con orientamento religioso diverso si sentono quindi escluse e chiedono che le loro festività siano tenute in uguale considerazione o che non si tengano più le celebrazioni natalizie. Come può la scuola a orario continuato trovare un equilibrio fra tradizione, diversità e inclusione? Questo esempio pratico invita a riflettere su come tenere conto della diversità religiosa nella vita scolastica quotidiana. Le domande di riflessione aiutano a sviluppare soluzioni che tengano conto di tutti i bambini.
Un bambino di sette anni, rifugiato di guerra, frequenta la scuola a orario continuato, ma senza un sostegno sufficiente rimane isolato. Le barriere linguistiche, la mancanza di risorse e il personale sovraccarico di lavoro ostacolano l’integrazione sociale e il sostegno scolastico. Mentre si chiude sempre di più in se stesso, sorge la domanda: quali diritti ha il bambino a un sostegno personalizzato e la scuola a orario continuato come può rafforzare la sua partecipazione alla vita scolastica quotidiana nonostante le risorse limitate?
In seguito a diversi furti nell’istituto per minori, il team socio-assistenziale si trova di fronte a una decisione difficile: per andare a fondo degli eventi, vengono perquisite tutte le stanze dei bambini, senza sospetti concreti, ma con l’obiettivo di chiarire la situazione. Mentre i bambini aspettano in salotto, sorge la domanda: quando si può invadere la privacy dei bambini? E ci sono alternative meno invasive per risolvere il problema?
Un bambino di sei anni affetto da paralisi cerebrale trascorre i fine settimana con i suoi genitori che parlano un tedesco stentato. Pertanto, durante i colloqui di passaggio, vengono fornite loro solo informazioni selettive. Ma come si può garantire che i genitori ricevano comunque tutte le informazioni importanti sul proprio bambino? E quali sono le possibilità di superare le barriere linguistiche?
Presso la scuola a orario continuato Soleil, i bambini possono definire il proprio programma delle vacanze scolastiche. Concordano quattro giorni di gioco libero e una gita in una palestra con tappeti elastici: un programma che li entusiasma. Ma alcuni genitori sono restii: la gita è troppo pericolosa? Manca una promozione culturale e intellettuale? Le scuole a orario continuato come possono rafforzare la partecipazione dei minori senza ignorare le preoccupazioni dei genitori?
Alla scuola a orario continuato, un assistente apre ignaro un video pornografico su richiesta di un giovane. Di concerto con la direzione, tutti i genitori devono essere informati. Tuttavia, l’adolescente teme di essere picchiato dal padre se lui lo scopre. Cosa fa la scuola a orario continuato per garantire che il minore sia tutelato dalla violenza fisica, che tutti siano tutelati dai contenuti pornografici e che sia garantita la propria protezione?
I minori di una scuola a orario continuato organizzano con entusiasmo una manifestazione per i loro diritti ma, quando protestano a gran voce contro il cibo a scuola, il quartiere si mostra infastidito. Mentre i residenti si lamentano per il rumore e le richieste inappropriate, sorge la domanda: come si possono conciliare il diritto alla libertà di espressione e la responsabilità sociale? E quale ruolo dovrebbe avere la scuola a orario continuato a tal riguardo?
In una piccola scuola a orario continuato, tre bambini della scuola dell’infanzia vengono assistiti insieme agli alunni più grandi poiché il rapporto numerico tra assistenti e minori non consente altre soluzioni. I bambini dell’asilo si sentono sopraffatti e non riescono a gestire la situazione. Come si può dare la priorità alle esigenze individuali dei bambini più piccoli nonostante i vincoli organizzativi?
Nell’istituto scolastico è stato ideato un approccio mediatico per introdurre i bambini all’uso responsabile degli smartphone. Sebbene i genitori debbano avere il controllo dei contenuti, molti non si sentono all’altezza del compito. Sorge spontanea la domanda: i professionisti dovrebbero avere un maggiore controllo o ciò violerebbe la privacy dei bambini? Come si può trovare un equilibrio tra protezione, privacy e partecipazione digitale?
In una scuola a orario continuato rurale, i servizi igienici maschili e femminili sono stati trasformati in bagni unisex per tenere conto delle esigenze di una giovane queer, ma non tutti sono d’accordo con la decisione: un padre preoccupato esprime delle perplessità sul fatto che la figlia dodicenne condivida gli stessi servizi igienici dei maschi. Come si può mantenere la privacy di tutti i minori, promuovendo al contempo l’inclusione e l’accettazione? Questo esempio pratico invita a riflettere su come gestire la diversità e i bisogni di protezione nella quotidianità scolastica. Le domande di riflessione aiutano a trovare soluzioni eque per tutti.
Poiché il suo nome è difficile da pronunciare, nel suo nuovo foyer Madushanka riceve un soprannome. Il soprannome si afferma nella vita quotidiana e persino nei documenti ufficiali ma rimane irrisolta la questione: si tratta di un adattamento a fini di praticità o di un cambiamento involontario di identità? E dov’è il confine tra inclusione e discriminazione inconsapevole?
Un bambino di otto anni è felice di indossare a scuola la maglietta «cool» del fratello maggiore ma i suoi assistenti glielo vietano. La preoccupazione consiste nel fatto che con questo abbigliamento potrebbe saltare all’occhio ed essere stigmatizzato come bambino di un istituto. Ma dove finisce l’assistenza e dove inizia la restrizione dell’espressione personale? E quando la permanenza in un istituto ha un effetto discriminatorio?
Quando una bambina di cinque anni con un ritardo cognitivo viene sopraffatta o non ottiene ciò che vuole, reagisce urlando, piangendo e opponendosi. Nella struttura residenziale ha imparato a gestire meglio gli stimoli, ma ora i genitori vogliono riportarla a casa. Pur comprendendone il desiderio, i professionisti si chiedono se la bambina continuerà a ricevere il sostegno di cui ha bisogno. E come si può scoprire cosa vuole se lei non riesce a esprimersi chiaramente?
Un bambino di 5 anni cerca regolarmente la vicinanza degli assistenti e si siede sulle ginocchia di un’assistente durante la lettura di una storia. L’assistente non sa se questo sia consentito. Come deve affrontare la situazione? Come può soddisfare il bisogno di vicinanza in modo diverso?
Una bambina di 8 anni si rifiuta di partecipare alla giornata di giochi d’acqua della scuola a orario continuato perché si sente a disagio a causa dei lividi che ha sul corpo. Chiede agli assistenti di non informare i genitori. Ma come deve comportarsi il team socio-assistenziale in questa situazione? È giusto rispettare i desideri della minore o sussiste l’obbligo di intervenire?
Un bambino di sei anni trascorre i fine settimana con i suoi genitori ma eventi riferiti casualmente fanno pensare a una possibile negligenza. Il team socio-assistenziale si trova di fronte a una decisione difficile: è necessario adottare immediatamente delle misure o una segnalazione affrettata metterebbe a rischio la relazione familiare? Come si possono conciliare protezione e legame e quali responsabilità hanno i professionisti in caso di un vago sospetto che il benessere di un bambino possa essere a rischio?
Una bambina di quattro anni vive in un foyer dopo un’esperienza di negligenza e in questa sede presenta uno sviluppo stabile. Tuttavia, in seguito alle visite assistite con la madre, si chiude in modo evidente in se stessa. Mentre i professionisti esprimono le prime preoccupazioni, sorge una domanda difficile: come strutturare i contatti con la madre per garantire la stabilità emotiva della bambina e al contempo il diritto al legame familiare?
Un bambino di quattro anni ogni fine settimana torna alla struttura residenziale silenzioso e chiuso in se stesso. Infine, racconta che le forti discussioni dei genitori lo spaventano. Ma quando l’assistente cerca di parlare con i genitori, loro sdrammatizzano la situazione. Il bambino vuole comunque tornare a casa da loro. Come si può garantire la sua protezione senza negargli un contatto importante con i genitori?
Un ragazzo di 14 anni ha grandi speranze riguardo alla valutazione annuale: vuole tornare a vivere a casa. Ma quando lascia la stanza, gli adulti decidono il suo futuro. Per proteggere la relazione tra i genitori e il figlio, quando chiede spiegazioni riceve solo risposte vaghe. Quanta trasparenza è necessaria per la partecipazione e come i professionisti possono conciliare i diritti del bambino con gli interessi di protezione?
Nella scuola a orario continuato, una bambina non mangia carne di maiale per motivi culturali. Per una svista, però, le viene servito un piatto con carne di maiale. Gli assistenti decidono di non informare la bambina e i suoi genitori per evitare sensi di colpa. Ma questa decisione è giusta? La scuola a orario continuato come può affrontare queste situazioni con sensibilità e trasparenza? Questo esempio pratico incoraggia la riflessione sull’onestà, il rispetto dei valori culturali e le misure preventive. Le domande di riflessione aiutano a trovare soluzioni eque e responsabili.